di MARIA ROSARIA LA MORGIA
«La storia è l’uomo» amava dire Mario Setta citando storici che aveva letto e approfondito da Bloch a Febvre, da Braudel a Le Goff che, nella prefazione al libro di Marc Bloch Apologia della storia, sottolinea che la storia è «una scienza in marcia». Alla ricerca storica Mario ha dedicato una parte importante della sua vita, movimentata e complessa. C’è una data spartiacque a segnarla: il 7 aprile 1979: «Era il sabato precedente la Domenica delle Palme. Avevo quarantatré anni. Quella domenica non ci furono i bambini a gridare “Osanna” con le palme d’ulivo tra le mani. Arrivarono i carabinieri, sul sagrato della chiesa, perché il nuovo prete potesse celebrare la Messa, in pace. Si temeva qualche sommossa dei parrocchiani. Non ero presente. La sera del sabato ero tornato dai miei genitori, perché avevo trovato la porta della casa parrocchiale sprangata. Si chiudeva così un periodo di nove anni, vissuto in una parrocchia nei dintorni di Sulmona. Piccole frazioni sotto il Morrone: Badia, Fonte d’Amore, Case Lupi, San Pietro, Bagnaturo. Non si chiudeva solo la mia esperienza di parroco.