La libertà personale, che va sempre salvaguardata, non deve diventare una idea asfittica ed egoistica. Gli uomini per creare società, cioè imprese comuni, debbono avere necessariamente qualcosa da condividere. Ma educare alla responsabilità sociale è meglio che costringere.
di NANDO CIANCI
Attribuendo ad un “valore” la qualifica di “assoluto” siamo indotti a pensare di averne definito i contorni e precisato in modo inoppugnabile i contenuti. Per esempio, quando ognuno di noi parla di libertà, democrazia, onestà o di altri valori generalmente ritenuti alti e nobili, immagina che chi lo ascolta intenda precisamente la stessa cosa. Come se dicessimo “sole”, “acqua”, “giorno”, “notte”: non c’è da equivocare su ciò che intendiamo. Ma, a ben vedere, le cose non stanno così.
Se volessimo addentrarci in una discussione un po’ complicata, potremmo osservare che anche per le parole più ovvie (“sole”, “acqua”, ecc.) non tutti abbiamo in mente lo stesso concetto (e, comunque, tale concetto varia nei luoghi e nei tempi: il sole per gli antichi egizi rappresentava qualcosa di diverso da quel che esso è oggi per noi). Ma in questa sede dobbiamo occuparci di altro. Torniamo, perciò, ai valori e, specificamente, alla libertà.