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 NewsLetter 

Blog collettivo fondato e coordinato da Nando Cianci - Anno VIII   -  2024

AMAMI ALFREDO /2

scarponi

ROMANZO POPOLARE
(SECONDA PUNTATA)

         di SANDRO CIANCI

 

 

“Or si vede in questa puntata
 come Alfredo restò incantato,
due storie mischia Sara Tarda in un racconto
ma tu Lettor/Lettrice tienile in separato conto:
da un lato la tempesta di un duca ingannato
dall’altra un pastorello causa scarpe salutato”)

 (Scocciatella anzichenò, Sara Tarda ricomincia finalmente a parlare)

    “E lo sai perché Fred era così impoetato? Era stato incantesimato dallo strascioro.

       Stammi a sentire.

     Un giorno nel paese era passato un uomo a fare il teatro con una bambina che difatti stava con lui.
    Dopo, nel paese ci passarono pure i soldati piemontesi e l’Ufficiale prese un pastorello di qua e gli disse: -Dove hai preso quelle sciossure?, cioè , parlato francese, “Dove hai preso quelle scarpe ai piedi?” Ma qua si parlava solo l’indialetto e il pastorello non capì niente.
     Oh mo l’uomo che era passato a fare un teatro raccontava una tempesta del Duca di Milano che il fratello gli aveva fregato il posto e l’aveva lasciato sopra una barca immezzo al mare, lui e la figlia piccola che difatti stava con lui.
      E l’Ufficiale continuava a domandare: -Dove hai preso quelle sciossure?
    Con tutto ciò il Duca che non era più un duca arrivò con la bambina a un’isola dove c’era solo un uomo che non era più un uomo. Difatti si chiamava Caimano. E siccome il Duca che non era più un duca sapeva gli incantamenti, per fare gli incantamenti comandava Ariello, un mazzimarello dell’aria. Perciò l’uomo che faceva il teatro aveva domandato al pastorello: -Dove hai preso quelle scioss…, No questo glielo domandò dopo l’Ufficiale piemontese, l’uomo del teatro invece gli domandò: -Vuoi fare la parte di Ariello?
    -Salute a te, mio grande padrone!, dicette il pastorello recitando in cima al palco.
     -No, gli dicette quell’uomo, tu devi arrivare al volo!
  È stato allora che la ggente vedette il pastorello scomparendo. All’exabrutto...riuscette in cielo! E volando un po’ per l’aria ricascò in cima al palco.

     -Oooh!, la ggente immezzo alla strada.
     -Salute a te, mio grande padrone!
     -Hai eseguito la tempesta che ti ho ordinato?
     -Punto per punto.

     E tutto ciò perché il fratello del Duca sducato si era trovato a passare per il mare ed allora il Duca sducato aveva ordinato ad Ariello di incantesimare un maremoto. Uno sdilluvio, una finazione di mondo: una tembesta!

     -E dimmi: ora è salvo?
    -Non ha perduto un capello, signore. Come tu mi hai ordinato. E fra poco comparirà davanti a te.
     La ggente immezzo alla strada senza fiato: aveva capito che si avvicinava il finimendo.

     -Dove hai preso quelle sciossure?
      Il pastorello zitto e mopo.

      Allora l’Ufficiale ordinò i fucilieri in fila.
    -Quelle sciossure sono in dotazione all’esercito piemontese. Neh. Girati di spalle!
   Il pastorello cominciò ad avere la fifa. Lo girarono di spalle. La ggente immezzo alla strada. -Fuoco!, disse l’Ufficiale. Ed una scarica fucilata stramazzò a terra il pastorello. -Perdono! - disse il fratello pentito al Duca sducato - Or che la tempesta la morte mi ha mostrato, ho vergogna di averti fedifragato.

     Un grande sbattimani immezzo alla strada:
     -Tu, fratello morsicato dall’ambizione,
       ti sei arrivelato vile e mascalzone,
       ma datosi che la storia è vergogna e follia
       mi sciolgo la pietà e ti dico: va’, riprendi
                                                         la tua via.

      Sbattimani e sbattimani. L’uomo del teatro si era commosso. La figlia aveva girato con il cappello. L’uomo aveva aperto un sacco e aveva detto al ragazzino: -Prendi quello che ti piace. Il pastorello aveva ricapato un bel paio di scarponcini ai piedi, ma non sapeva che erano spiccicati a quelli dei Piemontesi. Neh. Per questo dopo fu fucilato e da allora non avrebbe più volato.

      A me questa storia me l’ha raccontata Alfredo che quand’era bambino gliel’aveva raccontata lo strascioro. E da quel momento Alfredo si è impoetato e non ha più rimesso i piedi a terra”.

      A questo punto Sara Tarda ha fatto un sospiro. Allora io, subito: -Scusa, Sara, ma a me il sugo mi si appiccica. Perciò mo me ne vado.
         Niente. Sara mi ha dato una rambaccianna, una bussa sul braccio, e ha ricominciato a parlare…

(Continua)

-Ma che “Continua?! In quanto personaggio che ascolta Sara Tarda faccio notare che non si capisce chi è lo stascioro.

-Vabbè. Lo strascioro è la parola con la quale nel nostro dialetto viene indicato il bisnonno.

-Oh. Adesso lo puoi scrivere.

-Posso?

 -Puoi.

 -Allora lo scrivo.

 -Scrivilo.

 (Continua)

 

Per leggere la prima puntata cliccare qui

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