Quest'anno, anche se il 3 maggio sarà la quindicesima Giornata della Lentezza, uscirò un po' fuori tema. Sono irrimediabilmente un sessantottino, e nella mia vita ho seguito tanti dibattiti sulla Resistenza, conosciuto partigiani, e partecipato a tante manifestazioni commemorative del 25 aprile, ma quando Ella (mia moglie) mi ha detto che avrei dovuto spiegare il 25 aprile a mia nipotina, 6 anni, prima elementare, sono sobbalzato.
Premesso che ho sempre evitato di parlare di politica, anche con i miei figli fin che erano piccoli (ma anche dopo), e che quando mi sono presentato nel 1978 alle elezioni comunali di Milano, nelle liste di Democrazia Proletaria, non l'ho detto nemmeno ai miei allievi, dopo il primo sbandamento mi sono messo all'opera. Sono andato a recuperare un testo che mi era piaciuto molto: Aldo dice 26x1, di Pietro Secchia, generale partigiano delle brigate d'assalto Garibaldi, il cui titolo non è nient'altro che la parola d'ordine con cui il CLN decretò il momento dell'insurrezione armata, ma mi sono immediatamente reso conto che non avrebbe funzionato. Ho pensato quindi a un'ambientazione più locale: i caduti per la libertà a Ziano Piacentino, il paesino in cui viviamo, in tutto cinque, con ormai nessuno in grado di raccontarmi come erano andate le cose. E poi storicamente il 25 aprile si riferisce alle grandi città e fondamentalmente a Milano. Così ho ripiegato su Bella Ciao, una canzone che va sempre bene, talmente popolare da essere cantata (a sproposito) anche allo stadio, fortunatamente mi sono poi ricordato del finale de La notte di San Lorenzo, il capolavoro dei fratelli Taviani, in cui la mamma che all'epoca della tragedia aveva 6 anni, addormenta il proprio bambino con una ninna nanna, scaccia cattivi pensieri, e a questo punto, su consiglio di mio figlio, sono passato alla meravigliosa intervista che Enzo Biagi fece a Sandro Pertini, quella in cui racconta le giornate di Milano e gli ultimi giorni di Mussolini. Questi sono i materiali di base, per il resto cercherò di capire, impegnando al massimo 10 minuti. Ma il vero problema è che pur essendo convinto di essere inequivocabilmente dalla parte della ragione, non amo le generalizzazioni e soprattutto non mi piace forzare la comprensione dei fatti attraverso una divisione del mondo in buoni e cattivi. Vi terrò informati su come è andata.