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 NewsLetter 

Blog collettivo fondato e coordinato da Nando Cianci - Anno VIII   -  2024

SENZA CULTURA NON C'È PACE

SAMIRNei territori palestinesi i libri e le opere d’arte vengono distrutti prima delle fortezze. Un’iniziativa di Vivere con lentezza per riattivare i luoghi della cultura. Perché l'arte e la cultura sono l'anima della rinascita e della pace.

 

                              di BRUNO CONTIGIANI

BRUNO1 contigianiDavide Frattini sul Corriere della Sera e Michele Giorgio su Il Manifesto, qualche tempo fa, raccontavano di tre librerie di Gaza rase al suolo durante i bombardamenti israeliani in risposta al lancio di missili da quei territori. Tre luoghi in cui si potevano comprare libri in arabo e in inglese, ma soprattutto testi, penne, matite e tutto il materiale didattico per le scuole e per gli studenti delle due università di Gaza City. Samir Mansour proprietario della Mansour Bookshop è anche editore: 30 anni di paziente lavoro culturale andati in fumo, mentre Ramadan Elajeni insieme alla sua piccola e preziosa libreria Raya For Point ha perso anche la casa. Shaban Aslim è il terzo dei librai colpiti, ha perso tutto. Forse questo era uno dei terreni su cui Vivere con Lentezza, avrebbe potuto rendersi utile, e così assieme a Nara Ronchetti di Assopace Palestina, abbiamo avviato una raccolta fondi per aiutare a far ripartire le attività culturali in quella martoriata zona. A Gaza c'è bisogno di tutto, ma il vero problema non è dato tanto dalla mancanza di aiuti, quanto dalla difficoltà di farli pervenire, e di essere certi che gli aiuti vengano destinati allo scopo che ci si prefigge. La ricostruzione e la ripartenza prima che dal cemento e dai mattoni partono dalla testa delle persone e non è un caso che le distruzioni di libri e opere d'arte abbiano anticipato nel tempo le distruzioni di edifici bookshopee fortezze. Il percorso di sostegno non è semplice e deve superare alcuni ostacoli burocratici oltre che basarsi sulla fiducia: a Gaza non si riesce a inviare denaro, ma dopo qualche ricerca abbiamo scoperto l'Educational Bookshop di Gerusalemme, storico fornitore dei librai di Gaza, a cui verranno inviati i fondi raccolti e che sulla base degli elenchi stilati provvederà a spedire il materiale richiesto. È un po' lo stesso metodo che Vivere con Lentezza adotta in India, quello di procurare beni che servono piuttosto che donare denaro, che non sempre viene usato al meglio.
In Italia abbiamo chiesto aiuto ad alcune piccole librerie, abituate a dover lottare per mantenere in vita la loro attività e anche ad alcune biblioteche, si è così formata un'articolata catena che cerca di dare una mano, riconoscendo nella cultura un elemento indispensabile alla vita dei cittadini. Con un gioco di parole, forse non tanto indovinato, la campagna su GoFundMe (https://gofund.me/27a3bc58) è stata titolata Bookshope, che unisce il concetto di libri a libreria e a speranza, da non perdere e da far rinascere.
Fino a ora siamo riusciti a entrare in contatto solo con Samir Mansour e con Ramadan Elajeni, i collegamenti non sono facili. Non si tratta di prendere posizione a favore di una parte in questo conflitto senza fine, ma soprattutto di affermare il principio che “L’Arte e la cultura sono l’anima della pace, e senza non ci sarà mai pace”, come da un altro luogo insanguinato ci suggerisce Saharaa Karimi, la regista afgana che resiste con il suo cinema all'odio per la cultura e per l'emancipazione da parte dei talebani che stanno per riappropriarsi del suo paese.

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