Se potessimo osservare da un satellite l’astronave Terra sulla quale viviamo, i nostri occhi verrebbero attratti dal blu degli oceani, dal bianco dei ghiacci delle montagne e dei poli e dai nastri d’argento dei fiumi che riforniscono l’80% di tutte le risorse di acqua dolce del nostro pianeta.
Le montagne emerse, dalla loro formazione geologica ad oggi, dominano le valli, le foreste, le pianure e i mari. Esse sono spettatrici dei cambiamenti cromatici del paesaggio naturale prodotti dall’energia del sole, dall’azione dei venti e dalle piogge meteoriche.
Le comunità antiche, attratte dai rilievi montuosi, risalivano le valli seguendo il corso dei fiumi fino alle praterie degli altipiani. I nostri avi si saranno interrogati sui misteri della natura wilderness e sulla potenza delle acque cristalline generate dalla fusione dei ghiacci.
Dal Neolitico ad oggi, il rapporto delle donne e degli uomini con le montagne non si è mai interrotto, con la pratica della transumanza. Il trasferimento degli animali domestici dalla pianura ai pascoli di alta quota, nel periodo estivo, è testimoniato dalle incisioni rupestri della Valle delle Meraviglie, nelle Alpi Occidentali (Parco Nazionale del Mercantour). Si tratta del più grande museo a cielo aperto che custodisce 35.000 incisioni sulle rocce della valle dominata dal Monte Bego (mt. 2866 ), che racconta l’alleanza di un popolo pastorale dell’Età del Rame con la montagna.
Oggi le Terre Alte sono in sofferenza. La crisi climatica globale ha causato, negli ultimi decenni, la scomparsa di oltre 600 ghiacciai, con riflessi negativi per le popolazioni montanare, colpendo gli approvvigionamenti idrici per miliardi di persone.
I processi rapidi, insostenibili, attuati negli ultimi 100 anni nella quasi totalità delle montagne della Terra, hanno generato dissesto idrogeologico e povertà per i montanari. Le Nazioni Unite, di fronte a questa emergenza ambientale e sociale, hanno istituito, nel 2002, l’Anno Internazionale delle Montagne, per richiamare i governi centrali a prestare attenzione alle Terre Alte e ai montanari.
Nonostante lo sforzo dell’ONU che ha inserito le montagne nella propria Agenda 2030, gli Stati, le Regioni e i Comuni non sono riusciti a progettare un percorso virtuoso per il restauro e la valorizzazione sostenibile di questi ambienti unici e preziosi.
Le montagne emerse ospitano animali straordinari a rischio estinzione, come l’Appennino centrale custodisce l’Orso bruno marsicano. La biodiversità montana occupa un posto di rilievo nella banca genetica globale. Un patrimonio di valore inestimabile, sottovalutato da classi dirigenti impreparate nella gestione del “capitale natura”.
Per dare piena cittadinanza alle montagne bisogna riconoscere che esse coprono la totalità delle superfici emerse e sommerse della Terra. Le acque salate degli oceani e dei mari e le acque dolci dei laghi poggiano sui fondali medi e profondi di valli, canyon e sottopiani. Le isole sono la sommità delle montagne emerse. Il previsto innalzamento del livello dei mari porterà alla scomparsa della maggior parte delle isole.
Il climatologo Luca Mercalli ripete che “non c’è tempo da perdere”. Le Terre Alte meritano alta considerazione dalle istituzioni e dal mondo scientifico e accademico.
Il continuo uso delle energie fossili (carbone, petrolio, gas) nell’era della transizione ecologica prefigura uno scenario allarmante per tutto il pianeta.
La scomparsa dei due dei maggiori ghiacciai antartici, Pine Island e Thwaites, ha raggiunto il punto di non ritorno. La fusione dei ghiacci in questa regione potrebbe portare al collasso dell’intera piattaforma dell’Antartide occidentale che contiene tanto ghiaccio da far innalzare di oltre 3 mt. Il livello dei mari.
Una nuova alleanza con le montagne è urgente e non rinviabile. Per attuare la vera transizione ecologica, è urgente sostituire le attuali classi dirigenti inadeguate con governi guidati da giovani capaci e coraggiosi, per assicurare al nostro pianeta una nuova e lunga vita.
La foto del Parc du Mercantour è di Nico4nicolas (Creative Commons acc by-sa 4.0.