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 NewsLetter 

Blog collettivo fondato e coordinato da Nando Cianci - Anno VIII   -  2024

PACE, AMORE E FANTASIA

WOODSTOCKNell’agosto del 1969, a Woodstock, si conclude la stagione della contestazione americana, esprimendo il  rifiuto totale della società degli adulti. Le canzoni e  i film che l’hanno fatta rivivere.


ROBERTOLa protesta contro la guerra nel Vietnam, negli Stati Uniti, raggiunge il culmine tra il 15 ottobre e il 15 novembre del 1968, quando milioni di persone scendono in piazza per il Moratorium Day, reclamando la fine del conflitto. Nella primavera del 1969, Berkeley e la baia di San Francisco tornano al centro della contestazione, quando un gruppo di studenti decide di trasformare in parco popolare (People’s Park) un isolato disabitato appartenente all’Università. La polizia interviene duramente, e ne seguono scontri a fuoco che provocano un morto e diversi feriti.
Ormai la “maggioranza silenziosa”, che aveva visto entrare in crisi il proprio “sogno” degli anni Cinquanta sotto i colpi della protesta giovanile, è passata al contrattacco. L’obiettivo dichiarato del presidente Richard Nixon e della Destra americana è quello di disperdere le marce degli studenti FIRMA LEOMBRONInei campus, e di ridurre al silenzio tutte le forme della creatività giovanile. Mentre la droga continua a mietere vittime, in particolare tra i divi del rock, rilevanti cambiamenti si cominciano ad avvertire anche nella cultura, nella moda e nel costume: al vecchio look hippy cominciano gradualmente a sostituirsi i capi firmati, mentre la canzone di protesta entra in crisi di fronte agli attacchi del mercato d’evasione.
Le ultime speranze del movimento sono legate a un grande evento, che si realizza dal 15 al 18 agosto del 1969, l’anno del trionfale sbarco sulla luna. L’esaltante stagione della contestazione americana si chiude, infatti, con l’oceanico raduno di circa 500 mila giovani nella pianura di Bethel, a pochi chilometri dal paesino di Woodstock (nei pressi di New York), per il più grande happening politico-musicale della storia, nel corso del quale viene espresso ad alta voce il totale rifiuto della società dei genitori e degli adulti.
Lo straordinario concerto di Woodstock si svolge nell’anno del massimo trionfo del rock, del quale conclude al tempo stesso la grande stagione. L’evento è stato inizialmente immortalato da un celebre film, Woodstock-Tre giorni di pace, amore e musica, uno dei massimi esempi di “documentario rock”, realizzato nel 1970 da Michael Wadleigh con la collaborazione di Martin Scorsese. Si tratta di una cronaca del Festival che, alternando brani musicali e scene di vita all’aperto, ne restituisce fedelmente l’atmosfera, anche fisica, caratterizzata altresì da una forte impronta ecologista e pacifista. Essa è ben sintetizzata nel logo della colomba che, a dire del regista, assume un triplice significato: quello, appunto, della natura e del movimento ambientalista (nato negli Stati Uniti nel 1962); quello pacifista, particolarmente significativo negli anni della guerra nel Vietnam; e quello dei diritti umani. L’idea iniziale era quella di tenere il Festival proprio a Woodstock, la località dove nel 1911 era nato il partito comunista americano, e nella quale si erano trasferiti celebri cantautori comunisti, quali Woody Guthrie e Pete Seeger. In un clima segnato contemporaneamente dal trionfo dello “spirito californiano” e degli anni Sessanta, culminato nell’esplosione di massa del 1968-69, e dalla fine del sogno di quegli anni, i giovani affluiti a Woodstock vivono per tre giorni al di fuori delle convenzioni “borghesi”, nel nome della solidarietà, vagando per i prati, facendo il bagno nudi, socializzando cibi, bevande e droghe leggere. Woodstock, insomma, realizza di fatto l’utopia della “fantasia al potere”, il sogno di una nazione alternativa e pacifica coltivato da un’intera generazione. Il Festival si svolge senza incidenti o imprevisti, malgrado notevoli carenze organizzative. Il pubblico è alquanto eterogeneo, e agli hippies si uniscono tanti ragazzi “normali”, desiderosi di cambiare vita. Al concerto partecipano quasi tutti i grandi campioni del rock internazionale, uniti nel dare voce al sogno giovanile che sta per spegnersi. Tra essi si distinguono il supergruppo Crosby, Stills, Nash & Young, il chitarrista messicano Carlos Santana, Joan Baez, i Grateful Dead, i Jefferson Airplane, gli Who, Richie Havens, Jimi Hendrix, Janis Joplin, Joe Cocker. Il film ha reso celebri, in particolare alcune esibizioni leggendarie, come quella di Joe Cocker e quella di Richie Havens, che canta Motherless Child, ripetendo in maniera ossessiva la parola freedom (“libertà”). Famosi sono anche il crowd chant, il canto della folla bagnata dopo una memorabile tempesta di dimensioni bibliche, una sorta di danza della pioggia al contrario; e il fuck (una parolaccia vietata alla radio) gridato da quattrocentomila persone insieme a Country Joe McDonald, nella canzone I Feel Like I’m Fixing To Die, dedicata ai ragazzi tornati dal Vietnam in una bara, dopo aver combattuto una guerra inutile. A coloro che successivamente gli rinfacceranno quella parola, il cantautore risponderà con una Jimi Hendrix 1967domanda: “cosa è peggio: una parola che non vuoi sentire o tuo figlio che torna a casa in una bara?”. Ma il momento culminante del raduno coincide senz’altro con l’indimenticabile esibizione di Jimi Hendrix, un cantante destinato a diventare, dopo la sua morte, che avverrà di lì a pochi anni, il mito di un’intera generazione: il 18 agosto, pur in presenza di un pubblico stanco e rimaneggiato rispetto all’enorme folla dei giorni precedenti, presentandosi con la sua nuova formazione Gipsy Sun and Rainbows (destinata a vita effimera), egli suonerà l’inno nazionale americano (The Star-Spangled Banner) in modo provocatoriamente distorto, alternandolo  con la finzione sonora dei bombardamenti sui villaggi vietnamiti, delle sirene e di altri rumori di guerra, assurgendo in tal modo a simbolo del pensiero pacifista degli anni Sessanta.
Dopo quarant’anni, l’ “epopea” del grande raduno rock rivive in Motel Woodstock (2009) di un regista di Taiwan, Ang Lee. Il protagonista del film è un giovane arredatore bohèmien, amante della pittura e della musica da camera, che, nell’estate del 1969, vive nel Greenwich Village di New York e, pur costretto a nascondere le proprie tendenze omosessuali, è particolarmente attivo nella lotta per il riconoscimento dei diritti dei gay. I suoi genitori sono due profughi ebrei russi, e gestiscono un motel fatiscente a White Lake, ai piedi dei monti Catskills, nello Stato di New York, che stanno per cedere a causa dei debiti e delle ipoteche accumulati. Ad aiutarli arriva, nel mese di luglio, un’insperata occasione: quella di mettere il motel e lo sterminato terreno di un vicino allevatore di mucche (anch’egli ebreo) a disposizione di Michael Lang, organizzatore di un’importante manifestazione musicale, ignorando che essa è destinata a passare alla storia come un evento epocale. Vero e proprio inno alla giovinezza, il film rivisita da un punto di vista originale il raduno di Woodstock, accentuando con tocco leggero da commedia e garbata ironia la critica nei confronti dell’istituzione della famiglia. Una singolare testimonianza in tal senso viene proprio dal protagonista, che approfitta dell’evento per liberarsi dell’ingombrante presenza dei genitori (in particolare della madre paranoica, spilorcia, autoritaria e ossessionata dall’antisemitismo), sfogando senza censure la propria omosessualità. Ma, alla fine della festa pacifista, anche i due adulti ne escono “trasfigurati”, complice l’esperienza dell’hashish. L’obiettivo di Lee non è quello di proporre un doppione del documentario di Michael Wadleigh e di limitarsi a raccontare il concerto, del quale in realtà nel film c’è solo una pallida eco. Egli, infatti, parte dalla festa per delineare l’impatto che essa esercita sul costume e l’etica dell’intera società statunitense, servendosi di una variopinta serie di personaggi rappresentativi dei vari gruppi sociali e umani che costituiscono l’universo americano di quegli anni: dalla coppia hippy al reduce della guerra nel Vietnam ai sostenitori del travestitismo e delle droghe. La gentilezza dei partecipanti al raduno riesce a coinvolgere persino le forze dell’ordine, come efficacemente testimonia l’immagine del poliziotto che, giunto per manganellare i ragazzi, si fa fotografare in mezzo a loro con un fiore sul casco. Ma, accanto ai miti del giovanilismo, alla vitalità dell’utopia pacifista della summer of love, della controcultura, della musica e dell’amore libero, che continuano a segnare in quegli anni le nuove generazioni americane, Lee è altrettanto abile nel sottolineare più realisticamente la rete di affari che ruota attorno all’evento, ben messo in luce dalla miriade di operatori finanziari, agghindati di tutto punto, che arrivano con le loro automobili di lusso, confondendosi con gli organizzatori e con le migliaia di hippies e giovani “trasgressivi” che costituiscono il popolo di Woodstock.

 

Foto:
Woodstock, creativecommons.org (CC BY SA 4.0)
Jimi Hendrix, creativecommons.org (CC BY 3.0)

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