Questo sito utilizza i cookies per migliorare l'esperienza utente. Continuando la navigazione accetti l'utilizzo.

 NewsLetter 

Blog collettivo fondato e coordinato da Nando Cianci - Anno VIII   -  2024

LA BESA

LA BESALucia Vaccarella, La besa, Edizioni Solfanelli, Chieti, 2017, pp. 224, € 17,00.

Recensione di              
EIDE SPEDICATO IENGO 


Questo libro è molte cose insieme: è un romanzo autobiografico, è una biografia familiare, è un viaggio della memoria nei luoghi, nei paesaggi sociali e fra le persone che con timbri e toni diversi hanno segnato lo spazio esistenziale dell’Autrice. Come può intuirsi da quanto appena detto, la dimensione del tempo riveste una funzione determinante in queste pagine che ne leggono correttamente le modalità espressive, indugiando sulla sua dimensione di realtà che ora sottrae attraverso le scadenze del percorso vitale, ora arricchisce attraverso il sentimento di percezioni esperienziali che irrobustiscono la coscienza, ora educa a dilatare le espressioni di coerenza, ora insegna a mettere le virgolette a quelle piccole cose che gli scenari dell’oggi -sempre più frettolosi, indifferenti, concentrati sulla bolla del presente- faticano a capire, perché a loro del tutto estranei.

Nella struttura di questo testo il linguaggio costruttivo della memoria assume, dunque, un ruolo-guida che accompagna con cura nello spazio di uno scenario multiplo in cui tutto si lega e si connette attraverso un collante, l’identità di origine dell’Autrice, che rinvia ai valori della fedeltà e del rispetto (non casualmente il titolo del libro è un vocabolo albanese che significa promessa solenne, giuramento, fedeltà ad un patto). È attraverso questa griglia interpretativa che vengono rivitalizzati ambienti collettivi, esperienze quotidiane, contesti di significato che fanno “sentire a casa” anche il lettore, sebbene riguardino bilanci soggettivi e si muovano nell’area di uno specifico contesto esperienziale. Intrattengono, infatti, su situazioni in cui ci si può riconoscere perché si aprono su quelle costanti comportamentali, quei perimetri di classe, quelle maschere sociali, quelle delusioni, quei desideri, quei vagabondaggi emotivi, quelle procedure e modalità interattive in cui l’io sociale -che ciascuno di noi rappresenta - volontariamente o involontariamente si imbatte nel corso della vita. Il risultato è un processo in cui il ricordo risponde ad una funzione non solo narrativa ma anche educativa. Educativa, vuoi perché orienta a riguardare i luoghi da cui si proviene nel duplice senso di “averne riguardo” e di tornare a “guardarli”; vuoi perché dà riconoscibilità a contesti remoti di significato; vuoi perché risveglia sentimenti di pietas nei confronti di ciò che non c’è più; vuoi perché prende le distanze dall’adessità, ossia dalla tendenza dell’oggi che, dilatando il presente in una smemorata, colpevole apatia, rende costantemente revocabili legami e preferenze e disegna profili sociali impazienti e infastiditi da tutto ciò che allude a stabilità e radicamento.
Ma come si accennava, lo scenario in cui si collocano le storie di Lucia Vaccarella è soprattutto quello familiare. Su questo sfondo si muovono profili maschili e femminili dai tratti netti, decisi, puntigliosi, senza strappi e, parallelamente, silhouette tenere, svagate, pazienti, screziate che danno vita a prassi segnate ora da intese, pudori, complicità, ora da amarezze, malinconie, distanze, estraneità che l’Autrice descrive con schiettezza anche quando si sono tradotte in situazioni personali difficili da gestire, e hanno lasciato in chi le ha vissute cicatrici indelebili. Di questo edificio della memoria, è d’obbligo segnalarlo, sono parte integrante anche il caldo, sonoro, spesso impiccione mondo comunitario del quartiere (che oggi sembra appartenere a realtà remotissime), nonché i protagonisti di quel mondo parallelo, gli animali, che marcano da autentici comprimari il contenuto delle vicende che qui si raccontano.
Ma il pregio maggiore di questo testo risiede, a mio avviso, -oltre e beninteso che nella capacità dell’Autrice di essere sempre dentro le sue storie, anche quando assume toni distaccati o esprime giudizi o lascia sprigionare la sua vis comica (alcune pagine suscitano ilarità incontenibile)- nel suo dettato di base che costantemente richiama a riflettere sul significato di parole traballanti e poco praticate quali fedeltà, responsabilità, impegno. Parole, quindi, che lungi dall’essere un’astrazione sono, invece, la chiave d’accesso per produrre incontri nel segno della disponibilità, dell’attenzione, della cura. Il che, per inciso, non è operazione di poco conto: la chiacchiera, il rumore, il chiasso, l’ignoranza (che, peraltro, trovano un loro fertile terreno di coltura nella sempre più invadente e pervasiva dimensione audio-visiva) stanno mettendo, infatti, rovinosamente in ombra sia quei valori che sono alla base di qualsivoglia patto sociale; sia quei complessi e intricati processi che insegnano a “pensare” alle parole, ovvero ad usare gli strumenti di quel labirintico edificio che produce il linguaggio chiaro, elegante, puntuale; sia a far partecipare al racconto che si narra. E in tempi in cui vanno moltiplicandosi i romanzi “senza struttura”, per dirla con Franco Ferrarotti, perché la struttura di un romanzo è un giudizio sulla realtà che nessuno si sente più di dare, libri come questo inducono a mettersi in gioco e a guardarsi intorno senza ricorrere a futili infingimenti. A guardarsi, innanzitutto, da quel triste personaggio dell’oggi immemore, inceppato, modulato sul presente che non sa e non vuole sapere da dove viene; e a mettersi in gioco per riparare dalla corruzione del tempo i valori della propria cultura. Una cultura che può essere ricostruita anche partendo da minuti frammenti, purché siano capaci di suggerire, come si evince da queste belle pagine, che non c’è solo il tempo-freccia che corre senza sosta in avanti: c’è anche il tempo che gira in tondo e riallaccia all’area identificativa di ciò che gli altri sono stati perché noi potessimo essere.

Per inserire un commento devi effettuare il l'accesso. Clicca sulla voce di menu LOGIN per inserire le tue credenziali oppure per Registrati al sito e creare un account.

© A PASSO D'UOMO - All Rights Reserved.