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 NewsLetter 

Blog collettivo fondato e coordinato da Nando Cianci - Anno VIII   -  2024

IN ATTESA DELLA LUCE

CALABRESELa tradizione del cibo rituale che allevia il lutto presa in prestito per affrontare la coincidenza del Natale con il terrore e le guerre sparsi per il mondo. Un giro d'Italia alla ricerca del torrone per qualche attimo di sollievo.

 

 Buio, luce, sole

Venerdì 22 dicembre 2023 ci sarà il solstizio d’inverno cioè la giornata in cui il buio sarà il più lungo dell’anno, nel nostro emisfero settentrionale. Da sabato 23, la luce, il sole elimineranno, a mano a mano, fette di buio per illuminare le nostre giornate e la nostra vita.

FIRMA CALABRESENell’antica Roma, come ho gia scritto in altre occasioni, l’arrivo di questa luce si festeggiava con i Saturnali e si illuminavano le strade con fiaccole.
Nella religione indiana è il dio Mitra che porta la luce. Nella mitologia greca irrompe Elios, il dio Sole.
La Chiesa usa l’immagine del Cristo come simbolo di luce, venuto sulla terra a illuminare e rischiarare il mondo intero.

   Notte, guerre, morte

Un Natale di terrore e di guerre quello che stiamo vivendo e allora come si fa a scrivere di riunioni familiari, di dolciumi, di pranzi, di cibo in genere? Lo so, è dura dimenticare e far finta che tutto va bene, che i bambini, le donne, gli anziani, i giovani, soffrono e muoiono ma sono lontano da noi. Lo so, ma l’uomo è un animale strano, testardo e, anche di fronte alla morte, cerca di alleviare l’atroce sofferenza della scomparsa di una persona cara. Ci sono riti che cercano di esorcizzare anche la morte ed è questo il caso del cibo rituale che dovrebbe consolare chi è stato colpito dal lutto. Nella civiltà contadina abruzzese, si porta da mangiare a casa di chi ha subito il lutto; questa tradizione si chiama lu cunzóle, lu cunzuóle. In Lingua Italiana potremmo rendere l’idea con “la consolazione”. Ebbene oggi, pur in mezzo a morti e massacri, vorrei tentare di consolare lo spirito tormentato dello smarrito essere umano, parlando di una dolcezza che potrebbe, cosa difficilissima, lenire il terribile dolore di un essere in balia di un destino crudele. Riuscirò a far dimenticare per un solo minuto tutto il dolore che sta travolgendo un’intera umanità? Ci provo raccontando del torrone!      

     Il torrone di Cremona, i dolciumi dell’antica Roma e della civiltà araba.

In Marco Tullio Cicerone (106-43 a.C.) troviamo il termine cuppēdĭa “ghiottoneria”. In Publio Terenzio Afro  (II secolo a. C.) leggiamo del cuppēdĭnārĭus “il venditore di cuppēdĭnes” (Castiglioni-Mariotti, Vocab. Lin. Lat., pag. 305). Oggi in una cittadina in provincia di Benevento, San Marco dei Cavoti, si producono le cupéte, dei torroncini che potrebbero discendere dalla cuppēdĭa latina.
In Sicilia si prepara la cubbaida (caramello di zucchero con nocciole e mandorle). Da questo termine di origine araba si può affermare che, in seguito, questo croccante sia stato portato in Sicilia e in Spagna. E forse anche a Cremona attraverso il fiume Po navigabile? È un dolce di origine araba e lo dicono i Cremonesi stessi quando nel disciplinare scrivono che “sull’origine del prodotto esistono diverse ipotesi, la più documentata è quella che la fa risalire al mondo arabo, che ne diffuse la produzione in Italia e in altre aree del Mediterraneo”. Essi allo stesso tempo affermano la loro primogenitura in Italia in base a documenti del ‘500 testimoni, nella loro città, di botteghe che producevano i torrazzi.

  PAT (Prodotti Agroalimentari Tradizionali)

Oggi, con l’appressarsi delle feste natalizie, quasi tutte le regioni italiane producono torroni con ingredienti che variano da zona a zona. In Abruzzo famosissimi e gustosissimi sono i torroncini artigianali di Guardiagrele e Atessa, in provincia di Chieti; quelli altrettanto famosi di L’Aquila e Sulmona. Da non dimenticare quelli teneri al cioccolato sia di L’Aquila, con gli ormai notissimi torroni Nurzia (sia quelli artigianali dei fratelli Nurzia da preferire, senza disdegnare anche quelli a livello industriale, della sorelle Nurzia). Sulmona, poi oltre ai confetti vanta una consolidata tradizione dei torroni a livello artigianale, conosciuti e apprezzati i suoi torroni teneri al cioccolato.
In Campania si producono, come ho scritto più sopra, le cupéte o torrone croccantino di San Marco de’ Cavoti e il torrone di Benevento.
In Lombardia, il già menzionato torrone di Cremona, nelle Marche il torrone di fichi Sono tutti, insieme ai torroni abruzzesi, Prodotti Agroalimentari Tradizionali (PAT).
Torroncini contro l’amarezza della vita
Un folle può pretendere di far dimenticare le brutture della guerra guardando e masticando un torrone. Mi auguro che lo sguardo o l’assaggio possa oscurare per un attimo la tragedia che incombe sul genere umano.
Idealmente, non potendo materialmente, offro soprattutto ai bambini una cupeta che possa rendere, per un attimo, dolce l’amarezza della loro esistenza.

 

Etimologie

Torrone - Dal latino torrēre “arrostire, cuocere, tostare”, attraverso lo spagnolo turròn derivato di turràr “tostare, abbrustolire”.

Cunzóle, cunzuóle - Nome deverberato “dal latino consolare, consolari composto di cum rafforzativo e solari “confortare” (Sabatini-Coletti, Diz. Lin. It., pag. 580).

cupéte - Dal siciliano qubaita che è dall’arabo qubbiat “mandorlato”, dolce a base di mandorle. Il prof. Corrado Barberis (1929-2019), padre della Sociologia Rurale, ne dà una romantica spiegazione facendo derivare questi particolari e ottimi torroncini da… Cupido, dio che regala all’uomo le dolcezze dell’Amore.

Fonti

  • Castiglioni Luigi-Scevola Mariotti, Vocabolario della Lingua Latina, Loescher Ed., Trento 1990
  • Candido Calabrese, Lingua e cibo – Piccolo dizionario enogastronomico abruzzese (non edito)
  • Disciplinare di produzione del Torrone tradizionale di Cremona a denominazione (comunalehttps://www.comune.cremona.it/node/425063)
  • Università di Pisa - CISP (Centro Interdisciplinare Scienze per la Pace)

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