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 NewsLetter 

Blog collettivo fondato e coordinato da Nando Cianci - Anno VIII   -  2024

DOVE NASCONO LE FIABE

RITABARTLa Danimarca, una terra solitaria che possiede un’aura magica capace di sollecitare l’ispirazione artistica e di farci sentire parte integrante del cielo e del mare. In un paesaggio dove sembra di essere giunti al limitare dell'universo.

 

C’è una fiaba di Hans Christian Andersen, La Sirenetta, così bella e triste da spezzare il cuore. Ѐ forse unica nel suo genere, o una delle poche, a FIRMA BARTOLUCCIconcludersi senza il classico lieto fine del vissero felici e contenti. L’ho sempre ritenuta altamente educativa per grandi e piccoli, perché sapere del dolore attribuisce agli uni e agli altri senso di realtà e compassione. Bandire la sofferenza dai racconti – anche se destinati all’infanzia –, o risolverla sempre e comunque in un gioioso epilogo, ingenera in chi legge e ascolta false aspettative che spesso la realtà, a tempo debito, s’incaricherà di sovvertire.
La deliziosa figura mitologica tracciata dallo scrittore danese, a mezzo tra la giovinetta e il pesce, ha conquistato talmente tanta fama da divenire il simbolo della capitale e, per estensione, dell’intero paese. Essa attende e accoglie, in forma di scultura bronzea seduta su una roccia di granito, chiunque arrivi nel porto di Copenaghen; non ha i caratteri della monumentalità e questo lascia molti un po’ delusi, ma proprio nelle modeste dimensioni si cela un’incredibile potenza espressiva, funzionale ad esaltare il sentimento di recondito dolore e nostalgia che SIRENETTApervade tutta la piccola e fragile persona.
Ѐ indubbiamente segno d’animo cortese e delicato che un popolo abbia scelto di rappresentare la propria terra in modo sì gentile, anche se molti vandalismi son stati, purtroppo, messi in atto a danno del leggiadro monumento, tanto da far decidere di metterlo al riparo, sostituendo l’originale con una copia; e questo offrirebbe spunto per ben altre riflessioni.
Ma, tornando ai luoghi, ho sempre pensato che quelli capaci di sollecitare l’ispirazione artistica debbano possedere un’aura magica, un quid che li contraddistingue e li differenzia da altri e la Danimarca, con la particolare conformazione e posizione geografica, me ne dà conferma.
Una terra solitaria, quasi staccata dal contesto europeo e legata ad esso dalla penisola dello Jutland che si protende a Nord della Germania, al cui confine sono giunta in auto – la prima di successive altre volte – sul far del crepuscolo, rimanendo subito frastornata dal gran silenzio che vigeva d’attorno e, per contrasto, si opponeva allo stressante dinamismo del precedente traffico tedesco.
Il territorio, seppur piano, mi sembrava “alto” e proiettato verso il cielo, mentre la campagna attorno faceva sentire la sua forte presenza nello stridore di gabbiani e grilli e nel sentore acre di zolle concimate. Poche le abitazioni, quasi tutte fattorie, molte adibite anche all’accoglienza turistica; in una di queste decisi di fermarmi per la notte, rimanendo sorpresa dalla gradevolezza degli interni e dalla forte presenza di libri, strumenti musicali, quadri, mentre dalle vicine stalle giungeva il muggito di mucche e vitelli. Mi è stato subito chiaro come le attività agricole e di allevamento fossero tenute in gran considerazione e venissero preferite ad altre, specie da persone di buona cultura desiderose di vivere a diretto contatto con la natura.            
Attraversando la penisola nella sua lunghezza si arriva alla punta estrema del Capo Skagen. Qui, tra cielo e mare, senza null’altro attorno, tanto da parer d’essere giunti al limitare dell’universo, si ha modo di assistere – condizioni meteorologiche permettendo – al particolarissimo fenomeno naturale che vede l’incontro tra le acque del mare del Nord con quelle del Baltico, senza che abbiano luogo immediati mescolii, ma lasciando che esse restino, per ampio tratto, ben distinte in forza della diversa salinità dei due mari. Ne risulta una scena davvero curiosa e bella: sulla lingua sabbiosa che s’inoltra verso la liquida superficie si vede infatti chiaramente come le acque a lungo si accarezzino, senza peraltro fondersi le une all’altre. Se si aggiunge che al vasto litorale si può pervenire comodamente condotti su un bianco trenino da fiaba, ecco che la magia diventa assoluta. Nel totale silenzio, interrotto soltanto dallo sciabordio di piccole onde increspate, si diventa parte integrante di tutto quel cielo e quel mare, tanto da non saper più distinguere l’uno dall’altro.
Råbjerg MileRestando nella parte settentrionale della penisola, e prevalentemente nella zona Ovest, si notano ambienti di forte attrattiva paesaggistica e notevole interesse naturalistico. Si tratta di ampie aree protette, caratterizzate da bianche spiagge arginate da dune coperte da coriacei cespugli, che in qualche tratto assumono l’aspetto di deserto, famose sono quelle di Råbjerg Mile, vere e proprie colline alte circa 40 metri, soggette a spostarsi anche di 15 metri all’anno per il forte vento. La loro mobilità ha fatto sì che una chiesa del IV secolo, la Tilsandede Kirke, rimanesse quasi totalmente sepolta dalla sabbia, fatta eccezione per la torre che ancora spunta fuori da essa. Lo stesso destino è toccato al faro di Lønstrup (piccola località di pescatori), ormai divenuto soltanto un favoloso miraggio perso tra la sabbia, ma in origine alto ben 23 metri, vittima del vento e dell’azione erosiva delle onde e designato a sparire del tutto.
La natura è quassù potente e selvaggia e non si lascia facilmente imbrigliare; da ogni sua forma emana un senso di libertà che contagia uomini e paesaggio. Su tutto il territorio essa è presente in modalità differenti che includono coste turrite di candidi fari, a guardia di mari possenti, ma anche foreste di pini e faggi; alquanto suggestiva è quella di Rold Skow dove, in un intrico di tronchi e di rami, – leggenda vuole – si celino le mitiche creature dei Troll. Ѐ, inoltre, terra prediletta da volatili d’ogni tipo: stanziali e migranti che si possono osservare con agio, senza arrecare loro disturbo, da apposite postazioni create allo scopo di favorire un contatto discreto e diretto con tutto l’ambiente. Meraviglioso è assistere al fenomeno del cosiddetto Sole nero, allorché migliaia e migliaia di storni, al tramonto, s’alzano in volo e coprono il sole in una gran macchia scura, portando di colpo la notte. Alla pari, sorprende vedere ammassi di fenicotteri rosa aggirarsi eleganti nei loro piumaggi negli acquitrini salmastri prossimi al mare.
Scene ovvie potrebbero dirsi! Di fatto, rare e preziose, visto che la natura vien oggi un po’ ovunque privata di spazi entro cui germogliare senza impedimenti di sorta e la dissennata cementificazione del suolo sembra essere l’unico modo di vita possibile.
Non mancano, certo, i coltivi: colpiscono visivamente le larghe distese di colza di un giallo brillante che spiccano contro l’azzurro del cielo e il verde smagliante dei prati o quello più intenso di piante e cespugli spontanei: i più bei monumenti che un paese possa mai regalare!
In quei cieli striati di bianco, così unici e diversi da altri, che danno levità alla materia fino a farla giocare con i cirri dell’aria; nei nembi plumbei e pesanti che pressano e oscurano ogni segno d’opera umana; nell’oro lucente dei campi, posa l’anima libera del paesaggio danese.

Le foto:
La Sirenetta risulta di pubblico dominio.
Råbjerg Mile è commons.wikimedia.org (CC BY SA 4.0)

 

 

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