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 NewsLetter 

Blog collettivo fondato e coordinato da Nando Cianci - Anno VIII   -  2024

FAVOLOSA INDIA/1

RITABARTL'arrivo a Delhi, dove un’armonia d’insieme dà un senso di grande pace. Il felice connubio tra lo stile coloniale inglese e quello della fastosa e principesca architettura locale. Il contrasto con la miseria.

 

Coi mezzi di trasporto sempre più veloci e la cultura divenuta ormai “unidimensionale”, il mondo s’è ristretto, avvicinato e uniformato. FIRMA BARTOLUCCISparite, o quasi, sono le località esotiche nonché paradisiache e per tali sbandierate dai patinati depliant delle agenzie turistiche. Purtuttavia il pianeta su cui ci è dato vivere continua a incuriosire e a reclamare per sé una conoscenza maggiormente consapevole, che inviti a ridimensionare se stessi, il proprio mondo e ad aprirsi alle diversità, per approdare a una visione esistenziale più cosmopolita.Sebbene, quindi, di viaggi “straordinari” ne siano rimasti pochi, ogni individuo vagheggia una propria meta circonfondendola di una tale qualità.
Anch’io così mi sono trovata a fare, nel mentre progettavo un itinerario in India che rispondesse ai miei desiderata più pressanti; non facili da scegliere CARTINA INDIAall’interno di uno sterminato ed estremamente vario territorio – al punto da essere definito continente – ricco di una cultura plurimillenaria che tanto ha da offrire a chi ne vuole sapere.
Ingloba, infatti, montuose catene nordiche con i picchi più elevati al mondo – chimera e banco di prova per audaci scalatori – zone di deserto e tropicali, fino ad accogliere aree equatoriali; parecchi viaggi occorrerebbero a descriverne l’immensità di spazio!
Personalmente ne ho vissuto uno soltanto, con destinazione Rajasthan.
Ho preferito questa parte di territorio ad altre, per il gran fascino che su me esercitano gli ambienti desertici, puri e scabri nella loro essenzialità; per gli antichi centri ivi insediati e la forte religiosità che da molti sprigiona, nonché per le sbalorditive dimore principesche, proprietà dei Maharaja, edificate all’insegna dello sfarzo arabeggiante e del fiabesco da Mille e una notte.
L’itinerario, suggeritomi dall’agenzia turistica cui mi ero appoggiata per il progetto, prometteva un tour abbastanza esaustivo per quella zona, molto richiesto e tale da essere definito un “classico”. Da subito mi entusiasmò e incuriosì, non senza infondermi qualche titubanza per via di velati accenni a “particolari” situazioni che si sarebbero potute verificate nel corso delle visite, da attribuirsi principalmente alla pluralità dei riti religiosi ivi coesistenti. Accantonata presto ogni riserva, compresa quella dettata dalle lunghe ore di volo necessarie a raggiungere la meta, rivelatesi al contrario “rapide” grazie al riposo notturno che ha accorciato i tempi del percorso, mi sono trovata come per incanto a Delhi.
Sarà accaduto per via dell’aria dolce, che già lì si respirava, mentre in Italia era molto fredda ancora, sta di fatto che ho immediatamente colto nella FORTE ROSSO 1realtà che mi si parava avanti un’armonia d’insieme: un “ordine”, tanto difforme da quello detenuto da altri luoghi, tale da collimare tout court col caos, che mi ha fatto sentire pervasa e illuminata da un senso di grande pace e agio, come di chi ha trovato proprio il posto giusto, dove l’impossibile norma si fa.
Stupita di quella impensabile me stessa, mi sono affidata alla metropoli e alle preziose guide messe a disposizione dal tour operator per il piccolo gruppo (4 persone) di cui facevo parte.  Nella parte vecchia dell’intricato ed enorme agglomerato urbano – per lo più contrassegnato da fatiscenti costruzioni riservate ad aree di mercato o a modeste abitazioni – spicca potente il Forte Rosso. L’antica struttura, così denominata per il colore acceso dell’arenaria in cui è stata edificata, risale all’era Mughal ed è stata sede degli imperatori fino al 1857, quando la colonizzazione inglese era già da tempo in atto; oggi è divenuta simbolo della conquistata indipendenza e della libertà indiana.
Un altro monumento fortemente evocativo è il Raj Ghat, il mausoleo dedicato al Mahatma Gandhi. Ѐ emozionante vedere quanto esso configuri gli Raj Ghat New Delhi 1ideali del grande leader. Il cenotafio, semplice e solenne nella linearità di una lastra di scuro marmo, sorge nel silenzio di un ampio parco e invita alla pace e alla serenità. 
In molte zone della città ho notato il felice connubio tra lo stile coloniale inglese e quello della fastosa e principesca architettura locale, privilegio dei Maharaja.
Erano questi, in origine, gli antichi sovrani assoluti, regnanti su territori locali, cui fecero seguito i signori feudali e, infine, i semplici nobili. Nei vari passaggi storici, tutti gli appartenenti al ceto aristocratico godettero di forti privilegi. Ancora oggi gli ultimi discendenti delle famiglie gentilizie usufruiscono dei vantaggi provenienti dalla loro condizione sociale. Quasi tutti, infatti, si sono riconvertiti al ruolo di dinamici borghesi, imprenditori nel settore turistico, trasformando in hotel di lusso le antiche dimore.
La potenza britannica europea che da ultimo vi ha esercitato il suo dominio, unitamente alla politica di sfruttamento coloniale, ha però promosso l’avvio di un’urbanistica moderna, proiettata verso un futuro di sviluppo.
Grandi piazze, ampie vie, aree verdi ne sono testimonianza, pur se ancora a contrasto con miserevoli nuclei abitativi, dove la vita dei più poveri praticamente si svolge all’aperto, lungo vicoli privi persino di rete fognaria. Qui il barbiere esercita la sua professione, insieme al dentista d’occasione.
Il traffico è particolarmente frastornante. Mezzi di ogni tipo si aggirano suonanti tra una folla immensa di pedoni e di animali tra cui, per mole, spiccano le vacche. Sacre, ma affamate – fuori da luoghi più ad esse consoni – s’ingegnano a frugare tra i sacchetti d’immondizia in cerca di cibo. Anche certi tratti di autostrade non rispondono ai canoni previsti da tali reti viarie: spesso non sono recintati, ai loro lati accolgono banchi di vendita di vario genere con gente assemblata all’acquisto e sono percorse da ogni tipo di veicolo. Mi è capitato persino di vedervi un uomo ruzzolare su se stesso a terra, come forma di ringraziamento verso le divinità per qualche beneficio ricevuto o per espiazione di colpe, così mi è stato tranquillamente detto dall’accompagnatore, stupito dal mio sbalordimento. Da tutto un tal contesto, stranamente e come per magia, i più escono incolumi.
L’intero paesaggio, poi, è una vera e propria esplosione di colori da attribuirsi in gran parte ai sari femminili dalle luminose tinte. L’antichissimo abito tradizionale leggiadramente avvolge i corpi delle donne in tessuti di gran pregio come seta, lino o di più economica fattura ed è scelto ancora oggi dalla loro stragrande maggioranza per l’avvenenza che dona e le fa sembrare, soprattutto se sedute in gruppi, simili a crocchi fioriti.  
Restando in tema di fiori, sorprende quanto essi siano in vista ovunque in enorme quantità, in forma di ghirlande, di semplici mazzi o di soli petali e siano considerati alla stregua di un bene irrinunciabile, tanto quanto il pane, visto che vengono per lo più utilizzati a scopo religioso da portare in dono alle divinità.  

1.continua


Nelle foto:

Forte Rosso, commons.wikimedia.otg (CC BY SA 3.0)
Raj Ghat, creativecommos.org (CC BY SA 4.0)
 

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