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 NewsLetter 

Blog collettivo fondato e coordinato da Nando Cianci - Anno VIII   -  2024

PANE, FARINA E MITRA

BATTAGLIA GRANOLa necessità di sfamare le famiglie portò all’assalto dei forni in cui era ammassato grano riservato a fascisti e nazisti. Che risposero con massacri a suon di mitraglia. Le donne protagoniste e vittime principali della rivolta e della repressione.

 

I delinquenti s’impadroniscono dello Stato

Dal 1920 al 1945 c’è stato un susseguirsi di eventi drammatici in Italia, con le violenze delle cosiddette squadre della morte che permisero l’avvento del ventennio fascista cui seguì la tragedia della sciagurata guerra con milioni di morti. Alcuni, ma direi molti nostalgici, affermano che, in Italia, tutti erano fascisti! Non è vero. « (…) quando non voti se non per finta, quando devi prendere la tessera del partito per lavorare, quando devi fare attenzione a non parlare male del dittatore se no ti aspettano sotto casa e ti sfasciano la testa, ti umiliano davanti ai tuoi figli, ti tolgono casa, libertà, FIRMA CALABRESElavoro. Organizzare un’opposizione era quasi impossibile, pena il carcere, il confino, l’esilio” (Aldo Cazzullo, Mussolini il capobanda, pag. 10). I fascisti aggregavano veri e propri delinquenti di professione per le loro spedizioni punitive e intervenivano contro chi non obbediva. Ecco alcuni esempi. A Roma «assaltarono (il quartiere) San Lorenzo, presero i popolani che avevano tentato di fermarli e li scaraventarono giù dal balcone di casa: ci furono morti, decine di lavoratori rimasero paralizzati, con la spina dorsale spezzata (…). A Torino, uccisero 14 operai, forse più, legarono il segretario della Camera del Lavoro a un camion e lo trascinarono per le strade. Scene da Far West» (idem, pag. 11). A capo di questa organizzazione a delinquere c’era il capobanda! «Capobanda fu definito Mussolini nel 1923 dal socialista Filippo Turati, che lo conosceva bene. Capobanda lo definì un ventennio dopo il gerarca Giuseppe Bottai, che lo conosceva benissimo» (ibidem). 
Il 25 aprile si celebra la festa di tutti gli Italiani che ricordano i sacrifici, le battaglie, il dolore, i morti per liberare la nostra Nazione dalla bruttura del nazifascismo. Per arrivare a tale Liberazione c’è chi prese il fucile e ha combattuto, chi lo fece senza armi, non obbedendo agli ordini degli invasori nazisti spalleggiati dalle squadracce fasciste. Molti hanno rischiato la vita per aiutare o ospitare clandestinamente partigiani, prigionieri inglesi o americani, ebrei.  Molti altri sono morti.
Il dramma più grande che visse la popolazione fu la fame e, le donne, le mamme, ogni giorno avevano il chiodo fisso di non far morire di fame i figli e Assalto ai forniquindi si industriarono con l’astuzia, l’inventiva e anche con la violenza per riportare a casa soprattutto il pane.
La tessera del PNF (Partito Nazionale Fascista) fu ribattezzata la tessera del pane perché era indispensabile per poter lavorare. Altrove, obtorto collo, ci si iscriveva mormorando Per Necessità Familiare (idem, pag. 162).

Donne e pane

All’interno dei miei racconti sul pane, voglio ricordare, soprattutto alle giovani generazioni, tragici eventi che hanno come protagoniste le donne.
Con l’occupazione da parte della Wehrmacht, a Roma si faceva la fila per avere qualche cipolla, qualche broccolo, qualche patata. Il pane era razionato e, dopo l’attentato di Via Rasella, oltre all’eccidio inenarrabile di 335 civili per la morte di 32 SS tedeschi uccisi dai partigiani, ci fu un ulteriore giro di vite sulla popolazione. Un’altra brutalità sui civili fu il razionamento del cibo e le SS stabilirono che la razione giornaliera da 150 grammi passava a solo 100 grammi di pane nero al giorno.  Il pane bianco era solo per nazisti e fascisti.
La disperazione e la fame spingeva, soprattutto le donne, madri di famiglia a organizzarsi per non far morire di fame i figli. Ed è così che, con un passaparola, le casalinghe romane si ritrovarono in strada per assaltare, saccheggiare i camion che trasportavano pane e farina. I fascisti erano obbligati a scortare i convogli e fare la guardia ai punti di distribuzione.
PANE NEROLe donne erano armate solo di sporte da riempire con pane e farina. Un forno di Via dei Giubbonari venne assaltato, sfondarono la porta e fecero piazza pulita, poi a Borgo Pio assaltarono un camion di farina scortato dalle camicie nere che, presi all’improvviso, si ritrovarono il camion completamente svuotato in un battibaleno. Miriam Mafai nella sua pubblicazione Pane Nero scrive: «Il confine tra legalità e illegalità, tra protesta antifascista e necessità di dare soddisfazione ai bisogni più elementari, si faceva sempre più esile».
Il primo di aprile del 1944 è assaltato il forno di Via Tosti.
Il 7 aprile tante donne si ritrovarono, nel quartiere Portuense, davanti al mulino di Via Tesei urlando: Pane e farina! Pane e farina! Pane e farina! Accorsero altre mamme dai vicini quartieri dell’Ostiense e della Garbatella gridando che il forno aveva grossi depositi di farina e che panificava per nazisti e fascisti. Forzarono la porta, il responsabile, forse per quieto vivere o per pietà, le lasciò passare. Una volta entrate nel mulino, riempirono le loro sporte di farina e di pane bianco. I fascisti di presidio, non riuscendo a impedire l’entrata nel mulino chiamarono le SS.  Al loro arrivo ci fu un fuggi fuggi generale ma dieci donne rimasero intrappolate. Furono prese con la forza e trascinate sul ponte dell’industria detto il ponte di ferro. Qui le disposero in fila e le massacrano con i mitra lungo l’inferriata.
Per una di loro ritrovata nuda e piena di ferite, c’è il fondato sospetto che sia stata anche violentata.
I corpi straziati delle vittime, volutamente, furono lasciati sul ponte, luogo della strage. Questa macabra esposizione era monito e minaccia per la popolazione che, se non obbediva ai dettati delle feroci belve naziste, avrebbe subito la stessa sorte. Delle dieci vittime, purtroppo, si sa solo i nomi (Clorinda Falsetti, Italia Ferracci,  Elvira Ferrante, Eulalia Fiorentino, Elettra Giardini, Assunta Izzi, Silvia Loggreolo, Esperia Pellegrini, Concetta ECCIDIO PONTE INDUSTRIEPiazza, Arialda Pistolesi) ma non si conosce il luogo della loro sepoltura.
E meno di un mese dopo, il 3 maggio, Caterina Martelli, madre di sei figli, tornando a casa con la sporta piena di pane preso al forno della borgata Tiburtino III, è assassinata da una raffica di mitra dei militari della PAI (Polizia Africa Italiana). Le camicie nere della PAI sono al servizio del Governo fascista repubblichino che appoggia e collabora con i nazisti. Caterina era riuscita a prendere sei filoncini di pane e in braccio aveva la più piccola dei suo figli (fonte https://fondazionenenni.blog/2018/03/08/donne-e-resistenza-a-roma-fucilate-per-il-pane-2/ ).

Conclusione

Il Regio Decreto n. 704 del 2 agosto 1943 decretò la Soppressione del Partito nazionale fascista. Pubblicato il 5 agosto, fu convertito in Legge solo sei anni dopo con Legge n. 178 del 5 maggio 1949, in G.U. 7 maggio 1949, n. 105 (F. Filippi, Mussolini ha fatto anche cose buone, pag. 13). Tempestiva la decisione di mettere fuorilegge il PNF anche se solo dopo sei lunghi anni convertito in Legge! Un partito che si era impossessato dello Stato con uccisioni, massacri, legislazioni liberticide e guerra con 472.000 morti di cui un terzo civili, senza contare «le vittime italiane della violenza squadrista, i morti in carcere e al confino, i soldati uccisi nelle guerre di aggressione in Etiopia e di dominio in Libia» (idem, pag. 118). Molti gerarchi colpevoli di massacri e ruberie non hanno pagato per il male procurato alla collettività italiana.
La famosa e conclamata battaglia del grano è un’ultima riflessione che voglio sottoporre a chi legge. L’Italia da sempre ha dovuto importare grano perché non riusciva a produrne tanto che potesse soddisfare le necessità delle famiglie e delle industrie (pasta, dolciumi, …). La politica autarchica avrebbe dovuto risolvere il problema. Abbiamo tutti davanti agli occhi la buffonata del duce a torso nudo che trebbiava il grano italiano. Il fascismo infatti era tutto apparenze: sfilate, parate, divise, gagliardetti e bugie che ripetute e ripetute diventavano verità. La battaglia del grano sarà una scelta che si ritorcerà contro le fasce popolari e quelle mamme che dovevano sfamare i propri figli. La produzione del grano italiano, in effetti, aumentò (da 44/60 milioni di q. negli anni ‘20, passò a 81 q. nel 1928 e poi a 70 milioni di q. negli anni a seguire). Approfondendo il discorso ci si accorge che il grano prodotto in Italia veniva a costare molto di più di quello che si importava dagli Stati Uniti e dal Canada. «Il primo vero frutto dell’autarchia fu dunque, per i cittadini comuni, il fatto di non poter approfittare dei benefici del commercio internazionale, come il calo dei prezzi dei prodotti agricoli» (idem, pag. 70).  
Ma perché abbiamo dovuto subire tutto ciò? «Chi controlla il passato-diceva lo slogan del Partito- controlla il futuro. Chi controlla il presente controlla il passato» ( George Orwell, 1984, pag. 37).

Fonti

  • Aldo Cazzullo, Mussolini il capobanda, Mondadori, Milano 2022.
  • Francesco Filippi, Mussolini ha fatto anche cose buone, le idiozie che continuano a circolare sul fascismo, Bollati Boringhieri, Torino 2019.
  • Miriam Mafai, Pane nero. Donne e vita quotidiana nella seconda guerra mondiale, Rizzoli 2022.
  • George Orwell, 1984, Mondadori Oscar Moderni, Milano 2017 Traduzione di Stefano Manferlotti (Ristampa).
  • fondazionenenni.donne-e-resistenza).

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