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IL SANTO PANE

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pane simboloLa seconda parte del nostro viaggio intorno al pane: nei quadri dei grandi pittori, nei modi di dire, nella simbologia e nella infinita varietà.

CALABRESE

«Il Pane con meraviglioso artificio di natura contiene in un istesso tempo quelle qualità, che separatamente si ritrovano in altre vivande, cioè soavità, dolcezza, accidità, salsedine, odore, e una certa asprezza, overo amarezza gustosa. Quindi è; che se gli amalati, ò (sic!) convalescenti nausea ogni cibo, il Pane solo gusta, perche (sic!)  quelle cose, che dalla natura ci sono preparate, per cibo quelle appetiamo, e per contrario ci fastidisce il continuo uso dell'altre ancorche piu soavi, e però poche vivande sono gustose senza pane» (Vincenzo Tanara, L'economia del cittadino in villa, pag. 29. Opera pubblicata nel 1644).
FIRMA CALABRESEAlcune malattie si curavano con una dieta vegetariana; a conferma di ciò, e siamo ormai alla prima metà del ‘700, si usava un «vitto pitagorico che consisteva nella molta bevanda d’agro di limoni e d’arance, o in quella invece anco d’agresto. E di moltissima acqua, e di non altro cibo che di midolla di pane bollita o inzuppata nell’acqua pura, colla condizione però che tal cura fusse usata fin dal principio del male». (Cocchi Antonio, Del vitto pitagorico per uso della medicina, pag. 49). Stampato da Simone Occhi in Venezia 1744 (La prima edizione è del 1743).   

Arte, lingua e pane
Nell'Ultima cena di Leonardo (1495-1498) si notano pagnottelle di pane semilievitate e non azzime. Il pane è presente nelle opere di altri autori come, ULTIMA CENAad esempio, il Tintoretto (Ultima cena del 1592-94), Velasquez (il corvo con un panetto nel becco).
«L'insieme dell'alimentazione in marina un tempo veniva detto panatica, dal nome del pane» (Pedrag Matvejević, Pane nostro, pag. 156).
Di persona generosa si dice: buono come il pane.
Di chi onestamente lavora: si guadagna il pane con il sudore della fronte.
Di chi resta senza lavoro: restare senza pane o sopravvivere a pane e acqua.
Chi cade in miseria e deve elemosinare un tozzo di pane.
Chi aspira a qualcosa di troppo bello e gli si fa notare che non è pane per i suoi denti.
Chi conduce una monotona e ripetitiva vita, esclama: non si vive di solo pane!
Ognuno di noi è cresciuto con il sapore del suo pane e quando, per lavoro, è costretto ad abbandonare il luogo natio deve lasciare il cibo abituale, cioè il suo pane. Ogni volta che torna e, prima di ripartire, porta con sé una piccola-grande scorta del “suo pane”: si illude così di stare a casa, tra i suoi parenti e amici d’infanzia.
Ignazio Silone fa esclamare a uno dei suoi scultorei personaggi che, una volta lasciato il borgo natio, è costretto, poveretto, a comprare il pane! 

Il pane simbolo di vita terrena e divina

«Aria, acqua. fuoco, terra (…) concorrono alla formula del pane. La terra accoglie il seme e le radici del grano, l’acqua nutre la pianta in primavera, l’aria calda la matura in spiga e il fuoco del forno ne trasforma la farina (…) Il pane (…) col suo profumo di pagnotta calda pure in mezzo a una guerra, impone una tregua alle armi” (Pedrag Matvejević», Pane nostro, pag. 231 - Postfazione di Erri De Luca).
Nelle tombe egizie dei faraoni si ritrovano pani.
Betlemme, il villaggio della nascita del Cristo, è voce che deriverebbe, secondo linguisti conoscitori dell'aramaico, da bet (casa) e lehem (pane) (ibidem, pag. 100).
Santi della Chiesa vissero con pane e acqua. A Francesco d'Assisi era particolarmente caro il pane della carità ricevuto in elemosina: lo considerava consacrato dall'amore e dalla gratitudine (ibidem, pag. 136).
Il pane assunto come simbolo del corpo di Cristo (consustanziazione) dai protestanti che rifiutano il pane come corpo di Cristo (transustanziazione).
"Nella Kaaba, la pietra sacra dei musulmani, ci sono piccole nicchie dove vengono poste delle focacce, per rifocillare i credenti durante il loro pellegrinaggio" (ibidem, pag.72). 
"A Rodi, Creta e Cipro si usa gettare ancora dei pezzetti di pane sugli sposi come augurio di lunga vita e di sana prole" (ibidem, pag. 194). 
Arriviamo, infine, al pane simbolo di riscatto della Resistenza allorquando Carlo Azelio Ciampi ricorda i giorni passati tra le montagne abruzzesi della Maiella in cui si divisero il pane che non c'era.
Innumerevoli poi sono i detti popolari riguardanti il pane. Ne cito solo due:
         se sulla terra ci fosse pane per tutti, si svuoterebbero le chiese e i tribunali;  
         se ci fosse pane e non ci fossero i furbi, la preghiera sarebbe superflua. (ibidem, 170).

 

Alla scoperta dei pani d’Italia

pane bianco, di grano duro, semintegrale, integrale di mais e altre farine

non solo acqua e farina

pane di farro:
della Garfagnana - La Garfagnana è una zona a nord della Toscana, in provincia di Lucca. Il suo pane IGP (Indicazione Geografica Protetta) è composto di farina di farro (60%) e di frumento (40%) più, naturalmente, lievito madre e di birra, con poco sale e acqua;

♦ della provincia di Ascoli Piceno, nelle Marche, il farro sostituisce la farina di grano ed è impastato con acqua e lievito di birra o madre. Il colore è scuro come se fosse pane integrale;

♦ di Capracotta - In questa cittadina, con meno di 900 abitanti a ben 1421 metri SLM, in Molise, provincia di Isernia, si impasta la farina di farro con lievito di birra, acqua e sale.

Conclusione

Tante sono le località italiane famose per monumenti, bellezze architettoniche e paesaggistiche, reperti archeologici, prodotti tipici. In molti casi questi prodotti  hanno assunto i nomi delle stesse cittadine: la Bologna, il Gorgonsola, il Parma, il Colonnata… Ma in tantissime realtà ci troviamo a gustare pani che raccontano anche la Storia di quei luoghi. Sono quindi costretto a rinviare, per poter continuare il mio curioso viaggio, nel mondo del pane, al prossimo numero. Citerò solo alcune cittadine i cui pani sono caratteristici e speciali.

Bibliografia

Per leggere la prima puntata cliccare qui

Le foto:
L'Ultima cena, creativecommons.org /CC BY SA 3.0.
Le altre foto risultano di pubblico dominio.