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DAL MITO AL PANE

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CALABRESEIl nutrimento principe dell’umanità: da Ippocrate alle attuali boutique del pane. Le infinite varietà e i loro vari significati. Prima parte.

 Preambolo

Credo che bisogna ripartire con il vero nutrimento dell'umanità: il pane, con tutte le sue varietà e i suoi semplici ingredienti: acqua e farina! I pani regionali, nazionali e internazionali. Per chi, perciò, è intenzionato a leggere queste note troverà spunti di riflessione. Le vie del pane erano già molte dai primordi dell'umanità; ne percorrerò alcune. Descriverò i pani della regione in cui sono nato e vivo, analizzerò alcuni pani nazionali e sintetizzerò alcune tradizioni panificatorie del mondo.

FIRMA CALABRESEIl mondo classico

«Il pane appartiene alla mitologia: sono parole di Ippocrate e la madia in cui s'impasta la farina somiglia alla culla dove si ninna il neonato, al letto dove ci si corica, alla bara dove il corpo dell'uomo viene deposto dopo la morte, alla barca con cui si passa da una sponda all'altra» (Predrag Matvejević, Pane nostro, pagg. 14 e 17).  
Ippocrate - (460 circa-370 a.C. circa) - Medico. «Praticante e maestro di medicina in Atene e in Tessaglia (…) fu il medico più famoso della sua epoca e, secondo una tradizione che culmina in Galeno, il fondatore della medicina scientifica in Grecia» (fonte Treccani Enciclopedia on-line). Ippocrate e Galeno, come scrive Massimo Montanari, sono i padri della medicina occidentale, sono anche i padri della dietetica e quindi della gastronomia.
Per Ippocrate ci sono pani che aiutano l'uomo a stare in salute ed evitare malattie. «In Beozia furono eretti numerosi monumenti a Demetra, chiamati mégartos (dal grande pane) e megalómazos (dall'enorme focaccia mâza); in Sicilia chiamavano Himalis (la protettrice delle macine) la stessa dea; a Delo in suo onore veniva celebrata la solennità della megalatrìa (la festa dei grandi pani). [...] Nel corso dei  festeggiamenti delle tesmoforie, a Siracusa venivano consacrate alla dea Demetra e a sua figlia Persefone dei pani dolci di sesamo e miele, che per la loro forma, richiamavano alla Fornaio anticomente l'organo genitale femminile e venivano chiamati con significato ambivalente myllói (probabilmente da mylla, bocca)» (Predrag Matvejević, Pane nostro, pag. 59).
«Nell'Ellade esistevano 72 specie di pane» (ibidem pag. 62).
Nell'antica Roma si arrivò a contare fino a 300 panetterie e i fornai (pistores) preparavano il pane comune (panis civilis o panis cibarius "pane scuro poco costoso"). Nei palazzi del potere e dell'imperatore si mangiava il panis palatinus. Il pistor (il fornaio) impastava il panis castrensis, per i soldati e il panis nauticus, per i marinai. Per i plebei c'era il panis plebeius; per chi coltivava la terra il panis rusticus; per gli schiavi il sordidus. Con "il fior di farina" o "il frumento di prima qualità" si otteneva il panis siligineus (un pane bianco di grano tenero); la sĭlīgo (Castiglioni-Mariotti, Vocabolario lingua Latina, pag. 1288), farina probabilmente antenata dell'attuale solina. Giovenale scrive: panem et circenses perché, al Colosseo, c'era la distribuzione gratuita del panis gradilis o panis secundus/secundarius (pane di farina integrale). E ancora:

(fonte La Vigna News Anno 8, n° 30 - Vicenza, 15 settembre 2015 - pag. 9).

I pani devozionali abruzzesi

panicelle san biagioPer esplorare le vie abruzzesi del pane, quelle che si perdono nei meandri degli innumerevoli centri abitati soprattutto delle zone interne cito alcuni pani devozionali di festività religiose:

Nella consumazione di questi pani si usano, in genere, le mani senza ricorrere ad altri utensili di cucina come il coltello.

Il lievito madre

Le nostre panetterie sono diventate delle vere boutique dove si trovano tanti tipi di pane, dalla ciabatta al filone, dalla pagnottella da mezzo kg alla pagnotta da due kg, dal pane integrale a quello bianco, dal pane ai cereali ai panini all'olio o alle rosette senza dimenticare il pane con le patate.

Visto che c’è ampia scelta bisognerebbe attenersi però a chiedere semplicemente pane a volte integrale, a volte semintegrale e, raramente, pane bianco ma sempre con lievito madre. 

(1. Continua)

 

Bibliografia

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