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AI LIMITI DELLA VITA

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TENERELLIDomenico Tenerelli, Ai limiti della vita. Storia e letteratura nella Roma occulta di Luigi Pirandello (1891-1907), Edizioni Giuseppe Laterza, Bari, 2020, Recensione
di EIDE SPEDICATO IENGO

Se dovessi servirmi del linguaggio della geometria per definire queste pagine di Domenico Tenerelli ricorrerei alla linea retta, perché come la linea retta quanto qui viene proposto è chiaro, netto, consequenziale. Oggetto del libro è il rapporto tra Luigi Pirandello e l’occulto nella Roma degli anni che chiudono e aprono due secoli, quando le “tavole giranti”» (p.109) erano di moda nei salotti dell’aristocrazia e della media e alta borghesia e l’immaginario irrazionalistico e il gusto dell’esoterico costituivano una risposta oppositiva al riduzionismo materialista della scienza, agli «abusi di vero operati dal naturalismo» (p.15), al disorientamento sul versante etico, politico, letterario, religioso di un secolo che tramontava e di uno che esordiva non senza inquietudini.

ll testo, costruito su due sezioni, ripercorre puntigliosamente nella prima le tappe del successo della dottrina spiritica, soffermandosi sui suoi teorici, sul contesto storico-sociale che ne favorì l’affermazione nell’Europa e nell’Italia di fine secolo, sul rapporto con la massoneria, sull’interesse che il mondo “di là” suscitò anche fra l’intellettualità del tempo. E non solo: dà conto dell’approccio sperimentale della scienza allo spiritismo, indugia sui protagonisti delle dottrine occultiste ed esoteriche nonché sul movimento teosofico, «una sorta di phármakon per l’anima dei suoi fedeli-iniziati sazi del materialismo e delle religioni rivelate ma avidi di fideistico interesse sul grande e insondabile mistero del “di là» (p.39), che trovava consensi soprattutto in coloro che «rifuggivano l’ordine costituito e rilevavano nella spinta rivoluzionaria e antiborghese la chiave di volta per il cambiamento della società» (p. 53).

PIRANDELLO GIOVANEÈ questo l’ambiente con cui Pirandello entra in contatto a Roma a seguito della frequentazione vuoi con Luigi Capuana, vuoi con lo zio materno Rocco Ricci Gramitto, esponente di spicco della massoneria, attraverso cui conobbe da vicino l’ambiente «esoterico che accoglieva nel proprio grembo massoni e, con tutta probabilità, anche spiritisti e medium» (p.57). Al gusto del giovane Luigi per l’occulto e l’arcano, rinvenibile in molta parte della sua produzione letteraria, contribuì, dunque, anche il sottobosco esoterico della Capitale che, verosimilmente in modo diretto o indiretto, lo indusse a recuperare quell’immaginario magico, spiritico e fiabesco della sua terra e della natia Girgenti «pregna di superstizioni e arcane meraviglie» (p.51) che, fin da bambino, Pirandello aveva conosciuto soprattutto attraverso i racconti con i quali lo intratteneva una domestica della sua famiglia.

In questa seconda sezione del testo, sulla base di una vasta e accurata documentazione, Tenerelli ricostruisce puntigliosamente vuoi gli ambienti e l’atmosfera in cui si consumavano le dispute tra detrattori e sostenitori dello spiritismo, vuoi il ruolo che il mondo “di là” ha giocato nelle scelte letterarie, stilistiche, filosofiche e di poetica di Pirandello nella sua prima formazione intellettuale. Qui si affollano alcune insistenze tematiche che aggiungono ulteriori tessere conoscitive sia sull’ambiente storico-sociale in cui andava strutturandosi la formazione intellettuale del Nostro, sia sulla realtà di un Paese antico e nuovo che aveva bilanci da fare e conti da chiudere.

Già da questi brevissimi cenni può dedursi l’impegno che l’Autore ha profuso in queste sue pagine, peraltro fitte di note, rinvii bibliografici, analisi dei testi. Ma, a mio avviso, c’è anche dell’altro in questo volume che, torno a ripetere, trasuda di meticolosa accuratezza nell’esame del rapporto tra Pirandello e le tensioni irrazionalistiche che tanta parte hanno avuto nella sua produzione letteraria.  Ci sono, e mi piace sottolinearlo, due elementi eccentrici e stravaganti per questo nostro scomposto, sciatto, frammentato, confuso presente. Il primo: la chiarezza concettuale, l’eleganza lessicale, la cura del dettaglio, ovvero il gusto per quelle forme del comunicare sempre più rare e rade nell’oggi; il secondo: la passione per la ricerca.
Va da sé che in tempi in cui in cui la cultura indossa i bermuda, avendo da tempo dismesso l’abito da sera, questi elementi non costituiscono certo questioni di poco conto. 

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