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DOVE S'ODONO LE VOCI DEI GRANDI

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RITABARTTrieste, una città che racchiude il fascino della mediterraneità e della Mitteleuropa, con edifici imponenti, scorci pittoreschi, oasi di serenità, agglomerati romantici.

 In questa estatFIRMA BARTOLUCCIe lunga e calda, protrattasi fino all’inoltrato autunno, avevo una gran voglia di immergermi in un viaggio non troppo impegnativo sul piano del chilometraggio, ma che mi sorprendesse per la singolarità, fattore del tutto indipendente dalla distanza spaziale e temporale che intercorre tra il luogo di partenza e quello prescelto.
Talvolta, per provare stupore, basta semplicemente girare un abituale angolo di strada per scoprire, in un felice attimo, il mai osservato e visto. Ed ecco giungermi alla mente l’immagine di una città italianissima e, sotto molti aspetti, esotica: Trieste.
Vi ero già stata nel passato, senza però notarla troppo e, soprattutto, senza che mi desse speciali impressioni, mentre in questa occasione, forse per il maggior tempo dedicatole, mi si è rivelata in tutta la sua particolarità di grande e illustre centro, incastonato in un superbo paesaggio che dall’ampio golfo marino ascende a verdi e calcarei colli.
Devo dire che non ho notato in essa segni di incuria o di degrado: anche nelle zone periferiche l’ordine, la pulizia regnano sovrani, non mancano le aree verdi e i servizi, almeno quelli percepibili da un turista, funzionano!
Ovviamente il mio sguardo non ha la benché minima pretesa di essere esauriente su una realtà così composita e complessa, vuol solo esprimere impressioni dettate da momenti magici vissuti in sintonia con quella terra quasi di confine.
Ristretta è l’area pianeggiante di cui usufruisce e gode la città, eppure l’edificazione vi è avvenuta all’insegna della vastità spaziale: ampie vie di grande scorrimento la contrassegnano ed estese e ariose piazze la caratterizzano, prima fra tutte quella titolata Unità d’Italia, un vero gioiello che sbalordisce specie se vi si giunge dal mare, verso cui s’apre come per dare il benvenuto
Scorci pittoreschi sono offerti dal Gran Canale che, nel nome e nel contesto paesaggistico, rimanda alla Serenissima e, a mio parere, anche alla zona dei navigli a Milano. Si tratta di un corso navigabile in pieno centro, realizzato a metà del Settecento, là dove in precedenza c’erano le saline, a fini mercantili. Bei palazzi vi si specchiano e piccole imbarcazioni gli arrecano fascino e colore.    
L’impianto urbanistico, ispirato alla grandezza, nulla ha da invidiare alle più note città europee, con cui gareggia senza timore di subalternità. Del resto, il suo passato l’ha vista quale diretta espressione del potere austro-ungarico che ne ha fatto il porto più importante, dotandola di un’urbanizzazione funzionale ai grandi movimenti di merci tra Europa centrale e meridionale.
Maestosi edifici civili, finanziari e commerciali, sobri e imponenti in un’architettura neoclassica all’insegna di fregi e marmi bianchi, segnano il lungomare antistante il porto in un percorso che si dilunga, quasi all’infinito, a costeggiare la vastità del golfo, fino a raggiungere quello che è divenuto un po’ il simbolo stesso della città: il luminoso Castello di Miramare fatto edificare da Massimiliano d’Asburgo nell’Ottocento.
Ѐ questo un complesso architettonico in stile eclettico a picco sul mare che, nel candore della pietra d’Istria con cui è stato realizzato, si staglia nell’azzurrità marina offrendo ai visitatori un sublime colpo d’occhio. Ѐ inoltre circondato da un ampio parco fatto di giardini botanici, ricchi di piante provenienti da molte parti del mondo: un’oasi di pace e serenità, dove gli effluvi resinosi della vegetazione armoniosamente si fondono alla salsedine marina in un trionfo della natura.
Romantica è la parte alta della città, abbarbicata alla collina e punteggiata da costruzioni residenziali o più modeste, segnata da strade acciottolate con angoli da cui si può godere un’ammaliante vista. Scendono ripide, desiderose di tuffarsi nel cuore pulsante del centro urbano, richiedono alle gambe un certo impegno, ma i triestini non vi fanno caso!
Proprio sulla collina di san Giusto era posizionato l’antico nucleo di Trieste di epoca romana, di cui restano interessanti testimonianze architettoniche e dove s’impone la suggestiva basilica, dedicata al santo, dalla severa facciata alleggerita da uno spettacolare rosone. Lassù, l’aria la fa da padrona, pur senza che sia bora e trasmette in chi vi ascende una frizzante energia vitale.
Da basso, attendono accoglienti i molti locali di ristoro, diversi dei quali sono storici e conservano gelosamente al loro interno il clima culturale che li ha visti nascere, al punto che sembra ancora di cogliere le voci di Joyce, Svevo, Saba e di Stendhal che invitano a dibattere sull’arte, la letteratura, la poesia, la psicoanalisi, nel mentre si sorseggia un fresco e profumato calice di malvasia, fuori annotta e una sapiente illuminazione fa brillare di altro fascino la città.
Restando in tema di cultura, non vanno, certo, trascurati i musei di cui Trieste è ricca; in particolare sono rimasta attratta dalla galleria d’arte moderna Pasquale Revoltella, forse anche per la sua speciale storia, dovuta al generoso lascito testamentario fatto alla città dal barone Revoltella, con cui questi faceva dono della propria dimora e della preziosa raccolta artistica ivi contenuta ai triestini e a chiunque fosse interessato all’arte.
Datosi che al momento del mio soggiorno la prestigiosa struttura ospitava la suggestiva mostra di opere di Antonio Ligabue – sorprendente pittore del ‘900 dalla vita strana e tribolata – l’ho apprezzata per l’intrinseco valore e il contesto in cui aveva luogo, che contribuiva a dar risalto al mondo onirico e poetico dell’artista e alla sua accesa tavolozza.
Insomma, è stato un viaggio di gran soddisfazione che mi ha dato l’idea di averne fatti molti insieme, per l’atmosfera multiculturale che scaturisce da quella magnifica città di impronta nordica e levantina che in sé racchiude il fascino della mediterraneità e della Mitteleuropa.